È un vino robusto, pieno di forza,
resistente al palato, che però ha il
coraggio di essere anche morbido,
delicato quando scende in gola e
non la infiamma, di farti sentire il
sapore del bosco vellutato come il
tronco delle betulle, umido di funghi
e di terra che cede al passo. È
fuoco incandescente che si
raffredda e sembra materia di luna,
è vertigine che avvolge e trattiene
dalla caduta, è cratere che fuma di
cielo e di vento, è magma che
vortica e trema, è pietra aguzza che
taglia e ferisce. Quel vulcano siamo
noi, siamo fatti della sua stessa
materia. Siamo l’oscurità che si
rimesta nelle sue viscere e siamo la
rabbia che ci teniamo dentro per
tutto il dolore ingoiato che non
abbiamo mai urlato e che un giorno
non avremo vergogna di provare.